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Tappa 9 Barga - Borgo a Mozzano

“(…) il suon dell'ore viene col vento dal non veduto borgo montano (…)” nelle parole riprese dalle poesia L’ora di Barga il poeta Giovanni Pascoli racconta di come il suono del campanile del borgo lo raggiungesse nel suo giardino di Castelvecchio Pascoli come da un luogo lontano e misterioso.

E Barga in effetti racchiude molti ed interessanti misteri che rendono una passeggiata tra i suoi saliscendi e i suoi angoli, come quello dove il Teatro dei Differenti troneggia sulla stradina, ancor più interessante e ricca di aspettative.

Saliamo al Duomo di San Cristoforo da dove si gode di una vista che spazia su tutto il borgo e dove ci imbattiamo subito in una scritta misteriosa, a tutt’oggi non tradotta, che attrae studiosi e appassionati nella strenua ricerca di una traduzione verosimile. Ne parlo con Pier Carlo Marroni, barghigiano appassionato di storia, con tanta voglia di far conoscere la propria città di nascita, che ammette di essersi occupato della scritta, di cui ha ipotizzato una traduzione che troviamo nel suo libro “Il Duomo di Barga”. Con sapienza distoglie il mio interesse da quell’argomento indirizzandolo verso temi con fondamenti storici più evidenti ma comunque intessuti di tracce di mistero. “Il Duomo di Barga è molto grande, fin troppo grande per il bacino di persone che poteva attrarre, degno di città ben più popolose. Segno evidente che la zona era considerata importante per un qualche motivo” siamo seduti ad un bar del centro cittadino quando inizia il racconto per poi proseguire “E’ molto probabile che il Duomo fosse la base operativa di un gruppo di Templari che avevano interessi in questa zona della media valle, zona, come del resto tutta la valle, ricca di commerci e di vie di comunicazioni, vera ricchezza di quei secoli”.

Pier Carlo ha dimestichezza con le parole ed è un profondo conoscitore della storia barghigiana “Durante delle attività di ristrutturazione del Duomo, accadde un fatto a dir poco strano; aprendo una cripta si individuarono alcune salme deposte in posizione seduta che, dopo pochi secondi, si disfecero completamente. La posizione e il luogo fanno immaginare che si trattasse di personaggi importanti, Templari appunto”. I segni di una presenza di quel genere sono anche nelle varie sculture che raffigurano le pareti del Duomo; non mancano infatti croci templari, nodi di Salomone, ed altri rifermenti che sembrano avvalorare la tesi evidenziata. Il nodo di Salomone conclude Pier Carlo “racchiude profondi significati spirituali indicando l’intreccio tra gli elementi spirituali e quelli materiali. Un modo di rappresentare la vita, spesso intricata e difficoltosa”.

Ma le curiosità del borgo non sono finite; si racconta infatti che, riportando alcuni studi e facendo riferimento a testimonianze rinvenute, esistesse nel passato una importante rete di gallerie che collegava l’intera cittadina permettendo di muoversi liberamente senza essere visti. Un’idea davvero affascinante che dal nostro punto di vista non fa altro che confermarci come la città di Barga rivestiva un ruolo molto importante, forse ben al di sopra di quello che le testimonianze architettoniche e scritte, ci fanno ipotizzare.        

Ci allontaniamo da Barga consapevoli che la bellissima cittadina della Media Valle del Serchio, nonché Bandiera Arancione del Touring Club, meriti qualche giorno in più per essere visitata e goduta. La strada ci conduce prima alla Pieve di Loppia, di antichissima costruzione. La Pieve visse momenti di estremo splendore a ridosso del 1300 quando arrivò ad influenzare le attività di ventotto chiese ma poi, come spesso accade, le alterne vicende ed i cambi di potere, che spesso caratterizzarono queste terre, investirono anche questa struttura e la sua importanza si andò riducendo fino a che, attorno al 1500, la chiesta venne considerata abbandonata e diroccata. Solo con l’interessamento di alcune famiglie del luogo e con il tempo la Pieve venne interamente ristrutturata ed oggi noi siamo in grado di ammirarne lo splendore e la magnificenza che la contraddistinguono.

Proseguiamo fino a raggiungere Ghivizzano, centro di sicura origine romana ma abitato fin dalla antichità, che ci accoglie con il suo castello e il suo borgo ancora oggi ben conservati e visitabili. Ghivizzano ha goduto, nel passato, di una importanza notevole; avamposto soprannominato dai Liguri Apuani “Chiave” per la sua posizione strategica che permetteva di controllare l’accesso alla valle, proprio per questa sua qualità ottenne, a cavallo dell’anno mille, importanti riconoscimenti che lo portarono ad abbagliare, con il proprio prestigio, la vicina città di Lucca.  Al contempo, queste caratteristiche che resero il borgo importante, furono causa di continue e persistenti lotte di potere tra le varie potenze confinanti, interessate ad assicurarsi, tramite il dominio su Ghivizzano, il controllo della valle.

Rimaniamo nel borgo per qualche tempo, affascinati dalle sue stradine e dagli angoli che si possono incontrare ed in questo modo ammiriamo Palazzo Buonvisi e Via Sossala, chiamata così perché passa proprio sotto le sale del palazzo. Da qui, in origine, Via sotto le Sale tramutato, con il passare del tempo, in Via Sossala.

È ora di rimetterci in cammino; la nostra strada, chilometro dopo chilometro si accorcia sempre più e la metà si fa sempre più vicina. A Calavorno, dove aveva sede un antichissimo ospitale e dove si era soliti attraversare il Serchio utilizzando l’omonimo ponte scopriamo che, in una vecchia mulattiera, oggi asfaltata, che univa il paese a Vitiana, si erge una piccola edicola contenente una piccola scultura del Volto Santo. E’ l’ennesima riprova dell’importanza che il culto del Cristo Tunicato aveva nella zona e non riguardava solamente la direttrice principale e parallela alla via Francigena ma riguardava anche altre innumerevoli vie di collegamento che univano il mare alla pianura padana.

Siamo al termine della tappa e Borgo a Mozzano, con il famosissimo Ponte del Diavolo, ritratto in migliaia di scatti sulla Garfagnana, ci abbraccia al termine della giornata che, ancora una volta, ci ha ricordato come queste terre sono ricche di fascino, mistero e continue sorprese.