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Tappa 8 Castelnuovo di Garfagnana - Barga

Piazza Umberto I, ancor più di Piazza delle Erbe, è il vero centro di Castelnuovo di Garfagnana. I bar che si affacciano su di essa, via Garibaldi, detta anche Via del Crocifisso, completamente lastricata, la Rocca Ariostesca che vigila sull’accesso al centro storico, creano un quadro che difficilmente si potrà dimenticare. Peccato per il passaggio delle autovetture, con un po’ di coraggio il traffico potrebbe essere limitato oppure eliminato rendendo il quadro ancor più bello.

Fin dalla sua costituzione la città ha svolto un ruolo di primo piano per l’intera vallata e ancora oggi, per molti, Castelnuovo continua ad essere un importante punto di riferimento.

Visitiamo il museo archeologico del territorio all’interno della Rocca Ariostesca e, tra i reperti qui custoditi, fanno bella mostra di se i “Votivi” di Castelvenere, delle sculture in bronzo di epoca etrusca che ci riportano a quel periodo e ci raccontano, immancabilmente, di viaggi e spostamenti che le popolazioni etrusche erano solite fare. I votivi non sono altro che dei segni di devozione che gli abitanti etruschi erano soliti offrire alle “acque sacre” che proprio dalla buca di Castelvenere sgorgavano. Questi individui arrivavano non solo dalla Media Valle ma anche dagli itinerari che raggiungevano la Garfagnana e da qui la Pianura Padana. Questa certezza proviene dagli scavi che sono stati portati avanti alla Murella di Castelnuovo ma non solo; anche nel reggiano, in scavi passati, erano stati rinvenuti tra i vari materiali estratti, dei bronzetti del tutto simili a quelli di Castelvenere. A questo si aggiunsero poi i ritrovamenti nella zona del parmense e di Pisa. Diciamo questo perché, collegando questi insediamenti con quello più recente della Murella, comare una straordinaria arteria viaria che permetteva agli etruschi di passare dalla piana di Pisa, attraverso la Garfagnana, alla Pianura Padana e viceversa. È evidente che, durante queste vere e proprie traversate, magari senza idea di ritorno, molti erano “soliti” lasciare statuette votive nella grotta di Castelvenere.

Molte le manifestazioni che vengono organizzate nell’attivo borgo e proprio una di queste, l'International Academy of Music festival ha allietato la nostra serata di arrivo con le note classiche di Prokofiev, in Sonata n.2 in Re Maggiore, nello splendido scenario della Chiesa dei Cappuccini. Piero Gaddi, conosciuto pianista italiano è il direttore organizzativo del festival; lo incontriamo in Piazza delle Erbe “l'edizione italiana del festival nasce nel 2003 organizzato dalla Scuola Civica di Musica; siamo alla tredicesima edizione e possiamo ritenerci soddisfatti dei risultati raggiunti. Ogni anno decine di studenti, provenienti da tutto il mondo, si danno appuntamento a Castelnuovo Garfagnana per studiare, imparare a convivere e crescere assieme” inizia così il suo racconto “E lo fanno con maestri di calibro internazionale che mettono la loro esperienza a disposizione di futuri concertisti”. È indubbio che trovare qui, seppur in una bellissima cittadina, tanti studenti stranieri, incuriosisce e lascia un attimo spiazzati. Ci si domanda come sia possibile che un festival internazionale, con sede a New York, abbia trovato la strada della Garfagnana “Nel 2002 il direttore artistico dovette spostare, temporaneamente, il festival da San Pietroburgo. Come meta alternativa e provvisoria scelse proprio Castelnuovo perché, visitandolo, ne era rimasto affascinato. Un fascino tale che il festival da provvisorio è diventato definitivo e, oltre ad essere una delle principal manifestazioni cittadine, è una della principali manifestazioni italiane di musica da camera.”

Questo legame indissolubile mi viene confermato dallo stesso direttore artistico, il musicista di origine bielorussa Efrem Briskin “Castelnuovo è un luogo bellissimo, una città che ha tutto: il teatro, il duomo, storia, tradizione ma anche buona cucina e strutture ricettive ma conserva al contempo lo spirito di un piccolo borgo” sorride nel raccontarlo con l’entusiasmo di chi ha trovato un luogo meraviglioso dove è felice di essere ed è contento di aver creato un qualche cosa di irripetibile “Chi studia qui, diversamente che altrove, gode di questo clima raccolto, applicandosi con maggiore disciplina e concentrazione ottenendo risultati che, seppur senza spiegazione, sono migliori rispetto a quelli ottenuti in altri zone”

Salutiamo Castelnuovo in una mattinata incerta ma che ci fa sperare per il meglio. Direzione Montaltissimo. La mulattiera che sale nel bosco porta ancora tracce dell’antico fasto ma ben presto scompare lasciando il posto a piste tagliate nella vegetazione che, se non percorse con attenzione, possono disorientare. Ben presto arriviamo alla chiesa di S. Maria Maddalena, in località Eremita, ormai in stato di rudere ma che risale, come costruzione al XIII secolo.

Il borgo di Cascio, ancora oggi in larga parte cintato da mura vede, proprio a fianco della porta di accesso, segni evidenti dell’antico castello, oggi parte integrante di una abitazione privata. La struttura dell’abitato è in ottime condizioni; passeggiare tra le sue vie permetterà di vivere qualche minuto di riposo e al contempo di godere di un’ottima visuale su una buona parte della valle del Serchio. Con i ricordi di questi scorci ci fermiamo al bar, che si affaccia sulla piazza principale facendo compagni alla chiesa e al campanile.

Tipica struttura dei nostri paesini il bar occupa alcuni vani della casa in cui la proprietaria vive. Entrare è una sorpresa ed un piacere difficilmente descrivibile. Scaffali e dispenser ricolmi di caramelle, di ogni genere, gusto e marca assieme a patatine e bottiglie di alcolici, si mischiano con oggetti della vita quotidiana come ceste del bucato rendendo la sosta piacevole ed accogliente. Proseguiamo dopo aver chiacchierato con la proprietaria ed aver soddisfatto la sua curiosità, tipica della grande accoglienza che spesso questi posti sanno riservare ai turisti.

Generosità e curiosità che sperimenteremo qualche chilometro dopo Cascio, a San Rocco, quando soffermatici ad osservare il piccolo oratorio, ci raggiunge una signora, custode del luogo di culto che, dopo averci chiesto, incuriosita che stessimo facendo, ci racconta del piatto tipico della zona, le “Crisciolette”, sottili “focacce” prodotte unendo farina di granoturco e farina di grano con una giusta dose di acqua servite con fettine di pancetta o formaggio e conclude dicendo “Peccato non abbia la pancetta, altrimenti qualcuna potevo farvela assaggiare…” Visto l’orario che si approssima a mezzogiorno e la fame, sarebbe stato difficile resistere alla tentazione.

Continuiamo a scendere fino a raggiungere Gallicano, centro di probabile origine romana che costituiva un nodo viario della Garfagnana di allora e lo costituisce in quella odierna. Qui vicino esiste una località, La Barca, che deve proprio il suo nome alla presenza di un traghetto che permetteva di attraversare il fiume Serchio.

Attraversiamo il fiume anche noi, direzione Barga, non con un traghetto, ed è un vedo peccato perché il fascino della traversata, anche se la portata di questo Serchio imbrigliato, con i suoi affluenti, in alcune dighe, non è sicuramente quella di allora.

Ad attenderci una bella passeggiata su campi e terrazzamenti coltivati e ben tenuti. Attraversiamo Castelvecchio Pascoli, dove a lungo il poeta soggiorno, e con un ultimo sforzo ci apprestiamo a terminare la tappa.

Arrivare a Barga, sul calar del giorno, con il bellissimo borgo appollaiato sulla rupe, con il sole che lo incornicia e lo valorizza, rendono gli ultimi passi leggeri. Basta davvero poco per alleggerire il cammino di chi ha davvero voglia di vedere con occhi diversi.