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Da Fivizzano a Lucca

Quest'anno abbiamo deciso di trascorrere vacanze alternative staccando dalla solita routine rimanendo il più possibile a contatto con la natura, e cosa di meglio di un cammino naturalistico/spirituale?

Essendo alla nostra prima esperienza e avendo pochi giorni a disposizione abbiamo scelto di percorrere il tratto finale della Via del Volto Santo.

Siamo arrivate a Fivizzano da Parma (in treno e poi in pullman) il primo agosto 2016, nonostante ci avessero sconsigliato di farlo in quel periodo per il caldo. A Fivizzano abbiamo subito cercato l’Ufficio del turismo per reperire una cartina del percorso. (Premessa: l’unica guida “la via del Volto santo” che ci aveva ispirato e che avevamo studiato prima di partire, era rimasta a casa, dimenticata nel tentativo di alleggerire lo zaino): zaino che consigliamo rendere il più leggero possibile anche se deve prevedere tutto l'indispensabile e l’abbigliamento utile sia per il caldo del giorno, sia  per le piogge improvvise o il freddo della notte nelle zone più esposte.

Sulla porta del Municipio ci accoglie una persona molto disponibile (che abbiamo poi saputo essere il Sindaco) che ci accompagna all’Ufficio del turismo.

Carte della via non ne esistono, ed è un peccato perché sarebbero state utili in alcuni casi, soprattutto quando la scelta del percorso poteva sembrare dubbia, ma in occasione di una “magnalonga” la parte Fivizzano – Passo Tea (luogo di congiunzione tra la Lunigiana e la Garfagnana) era stata almeno ripulita.

Iniziamo il viaggio. Con lo spirito dei pellegrini, affidandoci ai segni azzurri e alle informazioni delle persone che incontreremo lungo la via (non molto a conoscenza del percorso). Abbiamo con noi anche le guide del Touring Club Italia, scaricate da internet che però in alcuni tratti sono alternative e non corrispondono al percorso tracciato nella guida.

La prima tappa è la più lunga e impegnativa, anche se meritevole dal punto di vista paesaggistico, soprattutto nell’ultimo tratto, quando già stanchi per le molte ore di cammino ci si trova a percorrere un lungo crinale che collega gli ultimi monti, immerso in boschi selvaggi e incontaminati.

Qui, come in molti altri tratti, la via si inerpica e ridiscende attraverso monti e valli, boschi di abeti, faggi, castagni che magari distano molti km dal primo centro abitato. Unica sicurezza i segni azzurri che indicano la via. Nonostante sia ben segnata è facile perdersi, nei boschi e ai bivi, ed è sempre meglio separarsi per cercare il primo segno azzurro da seguire, per poi ricongiungersi e proseguire. Noi abbiamo fatto così.

A Cascio, incantevole borgo medievale, (Consiglio: documentarsi sulle feste di Paese della zona, in estate sono frequenti ed interessanti) l’unico segno azzurro è alle porte del paese, qui, ad esempio nessuno conosceva la via, quindi abbiamo seguito l’intuito e i consigli degli abitanti del posto, sbagliando strada. Questo ci ha obbligato a percorrere un lungo tratto sulla provinciale prima e dopo l’attraversamento del fiume in direzione Barga. Quindi il percorso è risultato essere certamente meno piacevole e soprattutto si è fatto sentire maggiormente il caldo sull'asfalto. E’anche difficile avere informazioni direttamente dagli abitanti del luogo perché quasi nessuno conosce la via ed è anche questo un peccato, andrebbe più pubblicizzata perché meritevole.

Durante la via abbiamo incontrato moltissime fonti, fontane, vasche piene di acqua freschissima e pulita, ruscelli e torrenti, è stato molto piacevole potersi dissetare e rinfrescare. Lungo la via, in molti tratti e in questa stagione, si trovano lunghi filari  di alberi carichi di frutti maturi:  fichi, susine, pere, mele,  more e uva (quest'ultimi non ancora del tutto maturi) che insieme al buonissimo pane cotto a legna acquistato nei forni dei paesi, sono presto diventati il nostro pasto lungo la via. Troverete bar, negozi e farmacie solo nei centri più grandi e turistici. Sia Castelnuovo che Barga sono paesi ricchi di storia e di cultura dove abbiamo incontrato persone molto piacevoli, incuriosite da due viandanti come noi.

Non abbiamo incontrato nessuno che facesse il nostro stesso percorso, anche chiedendo agli abitanti, gli ultimi ricordi di pellegrini erano legati alla Via Francigena. A Castelnuovo esiste un ufficio del turismo molto ben fornito e con personale competente ma l’unica traccia della Via è un disegno della zona esposto sul muro d’ingresso in cui la via segnata, non corrisponde a quella della guida, probabilmente una variante su strade più battute e meno piacevoli.  “Seguire i segni azzurri”,e sapere che il Sig. Oreste era a nostra disposizione telefonica in caso di necessità era la nostra unica sicurezza. La tappa Barga – Borgo Mozzano è la più entusiasmante dal punto di vista paesaggistico, anche perché varia da boschi a piccoli borghi medioevali a distese infinite di uliveti. (Alcune località meritavano di essere visitate con più calma) A La Rocca, un bellissimo castello in cui sostare per riposarsi e godersi il fresco. Durante il percorso, si incontrano bellissimi agriturismi con piscina (molti i turisti olandesi e americani), che abbiamo evitato con un grande sforzo di volontà, per non deviare dalla via. Alla fine la scelta di pernottare presso affittacamere, trovati all’arrivo della tappa si è dimostrata la scelta migliore (giusto rapporto qualità-prezzo, cordialità, scambio). Cibo e vino sempre ottimi. Da ricordare: il campeggio Argegna a Passo Tea

(dove è possibile pernottare anche senza tenda sotto un cielo pieno zeppo di stelle) molto curato, pulito, con piscina e minimarket. Il ristorante del Pellegrino sempre a Passo Tea (fettuccine fatte in casa con funghi locali e cinghiale veramente indimenticabili), L’affittacamere il Borgo a Barga un’incantevole appartamento dentro le mura con giardino di kiwi davanti,  e sempre a Barga, da Aristo (ottima la panzanella,  il vino, lo chef Aristo, suggestiva anche per la posizione). A Lucca il Volto Santo è un’emozione fortissima, perché conclude una settimana sempre ricca, ogni giorno diversa piena di paesaggi nuovi e inaspettati. Come abbiamo già detto, i segni azzurri sono stati la nostra unica guida sicura, ben visibili e rassicuranti, anche se in alcuni tratti il sentiero avrebbe bisogno di più manutenzione. Un’esperienza unica che consigliamo a tutti, anche a principianti di vie e cammini come noi.

Ripetiamo, sarebbe utile una cartina in cui sia tracciato tutto il percorso, durante il viaggio.  Per noi è risultato essere indispensabile il cellulare (google maps e pernottamenti) e per chi lo possiede un Gps.

Buon cammino a tutti

Carla e Sabrina